di Thomas Bernhard
con Andrea Facciocchi e Michela Blasi
musica di J. S. Bach (Goldberg Variationen), eseguita dal vivo al pianoforte da Fabio Soragna
oggetti scenici TYRRELL CORPORATION
costumi DEKK ART
progettazione luci EXTRAMONDO
assistenza tecnica Marinella Debernardi
regia Michela Blasi e Andrea Facciocchi
produzione EXTRAMONDO
in collaborazione con ISTITUTO AUSTRIACO DI CULTURA DI MILANO – AMNESTY INTERNATIONAL
Non c’è nulla da lodare, nulla da condannare, nulla da accusare, ma molte cose sono ridicole: tutto è ridicolo se si pensa alla morte”. Così esordiva Thomas Bernhard nel 1968 ringraziando per il conferimento dello Österreichischen Staatspreis. “La vita non è altro che l’esecuzione di una pena”, scrive ne “Il freddo”.
Così come tutta l’opera di Bernhard, “Semplicemente complicato” ci ha sedotto per le estreme e definitive considerazioni sull’esistenza che nel testo vengono maniacalmente riproposte attraverso intriganti schemi linguistico-musicali. Nel confrontarsi ossessivamente con i propri limiti, in riflessioni estreme e lucidissime, ma barcollando inevitabilmente sull’orlo della pazzia, l’unica via di fuga è il teatro: periodicamente viene messa in atto una “recita” dove nulla di sconosciuto viene svelato, ma che consente che si realizzi “la più perfetta delle magie: trovarsi insieme in un momento in cui l’esistenza è sopportabile…”
Michela e Andrea
“Contraddizione e spettacolo come termini interscambiabili. L’esistenza di chiunque tenti di arrivare a una propria rappresentazione del mondo, non solo l’attore, è fatta di contraddizioni. Da un lato rigore, coerenza, autocontrollo, fedeltà a un’idea; dall’altro autocompiacenza, abbandono, narcisismo, ipocondria, mediocrità, senso del limite. Da un lato recitare per resistere e affermarsi di fronte al caos, dall’altro il teatro come possibilità di una vita più umana.”
Eugenio Bernardi
“Noi siamo condannati a vivere una vita, e dunque la nostra è una condanna a vita, per uno o più delitti, chi lo sa?, che non abbiamo commesso, oppure che commettiamo di nuovo per altri che verranno dopo di noi. Abbiamo acquistato in capacità di resistere, nulla ormai può farci capitolare, non siamo più attaccati alla vita ma nemmeno la svendiamo a un prezzo troppo basso, questo era quello che avrei voluto dire, ma non l’ho detto. Tutti qualche volta alziamo la testa credendo di dover dire la verità o quella che sembra la verità, e poi di nuovo la incassiamo nelle spalle. Questo è tutto.”
Thomas Bernhard
NOTE SULLO SPETTACOLO E SULLA REGIA
“Semplicemente complicato” di Thomas Bernhard è stato messo in scena nel 1996, prodotto da Extramondo in collaborazione con Amnesty International e l’Istituto Austriaco di Cultura. Lo spettacolo ha debuttato all’OutOff di Milano ad Aprile 1996; subito dopo è stato selezionato per la rassegna “Scena Prima” – promossa dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano – con repliche al Teatro Verdi; successivamente partecipa ad alcuni festival e rassegne intorno a Milano, mentre viene replicato nella sala di Extramondo per un numero molto limitato di spettatori. Nel maggio 97 partecipa a “Festival Italia” a Stoccarda; a luglio a “Santarcangelo dei Teatri”. Viene ripreso a gennaio ‘98 con repliche in Lombardia.
La nostra messinscena parte da un lavoro di ricerca su tutta l’opera dell’autore austriaco: romanzi, biografie, testi teatrali. Pur rispettando il testo parola per parola, nella traduzione di Umberto Gandini, il nostro lavoro si può definire una “creazione totale”, in quanto le parole dell’autore sono state usate come una mappa per scrivere la nostra storia, il terreno per dar corpo alle nostre associazioni, senza tener più conto dei suggerimenti nelle didascalie dell’autore.
Il lavoro drammaturgico ci ha portato a dividere il monologo di Bernhard in tre personaggi, ognuno dei quali porta avanti alcuni dei temi che tornano e ritornano nel testo (il rapporto con il mondo esterno – la famiglia – la limitatezza dell’uomo – la morte – Riccardo III), stabilendo relazioni che suggeriscono diverse letture (una famiglia – un ospedale – una cella – un laboratorio – un set), in uno spazio definito da oggetti anch’essi ambigui (un trono-sedia elettrica, una porta a sbarre ma che si muove, un revox collegato con un marchingegno a uno dei personaggi …).
Il lavoro unisce il valore della parola all’aspetto visivo e all’azione, attraverso danze, piccole magie, trasformazioni di oggetti e persone, luci e musica, l’incendio finale. L’acqua – il fuoco – il silenzio – l’uso particolare della voce e del corpo – la musica (le variazioni Goldberg di Bach) sono elementi fondamentali della performance.